lunedì 3 novembre 2014

Confettura di cachi e ribes rossi.

Il cachi (o kaki), frutto paffuto e fragile, è divenuto simbolo di pace nel secondo dopoguerra: infatti, solo pochi di questi alberi sopravvissero coraggiosamente alla devastante esplosione atomica di Nagasaki.

Albero di cachi.

In Cina, la leggenda narra che la pianta del cachi incarna l'albero dalle sette virtù, riferite sostanzialmente alla dolcezza dei frutti, al legno robusto, alla longevità della pianta, all'impiego decorativo delle sue foglie, al fuoco prodotto dall'ardore dei suoi rami, alla possibilità data agli uccelli di nidificare tra i rami, ed alla sagoma ombreggiata creata dall'imponente albero.
Attualmente, il cachi è il frutto più colorato che simboleggia l'autunno.
Tra i vari nomignoli con i quali viene ricordato il cachi, non può mancare “Mela d'Oriente” (essendo tipico dei paesi orientali) e “loto del Giappone”.
Inoltre, fu definito in passato “cibo degli dei”, per merito del suo sapore dolcissimo e - è il caso di dirlo - unico ed originale.
Il cachi è noto in botanica con il nome Diospyrs kaki: il genere deriva dal greco ed è costituito da un accostamento di due parole “Diòs” (riferito al dio Giove) e “pyròs” (frumento); letteralmente, quindi, il cachi viene definito il frumento di Giove. La specie “kaki” fa riferimento, invece, al colore aranciato del frutto, tipico della terra arida e siccitosa dalla quale si sviluppa la pianta.
Sebbene i cachi, in una nota canzone, simboleggino l'Italia, questi frutti sono, in realtà, nativi dei Paesi d'Oriente.
L'origine del cachi risale a tempi antichissimi: tant'è che la pianta, essendo una delle più antiche ad essere coltivate dall'uomo, vanta una tradizione millenaria.
Il cachi è oriundo dei paesi cinesi: il suo viaggio verso terre americane ed europee ebbe inizio solo verso la metà dell'Ottocento.
Si narra che il primo albero di cachi nel Nostro Paese fu coltivato nel giardino di Boboli nel 1871. Attualmente, si stima che la produzione italiana si aggiri attorno alle 65.000 tonnellate, di cui ben 35.000 prodotte in Campania; anche il Veneto e l'Emilia Romagna sono buoni produttori di cachi. In Sicilia, il cachi riveste un'importanza notevole in termini economici: in particolare, il cachi di Misilmeri viene esportato in tutto il mondo. 
Diospyros kaki è un membro della famiglia delle Ebenacee, la stessa cui appartiene l'ebano: sono alberi che raggiungono altezze piuttosto elevate (15-18 metri), di dimensioni generalmente non troppo imponenti perché potati di frequente. Le foglie ovali - bislunghe, estese e lucenti, sono caduche e poco appuntite.
I fiori, esclusivamente femminili nelle piante coltivate, sono bianchi: la fruttificazione segue l'impollinazione, resa possibile da esemplari della medesima specie, provvisti di fiori maschili.

Fiore del cachi.

Il frutto è una bacca sferica dal colore arancio carico: come le nespole, i cachi vengono raccolti immaturi, quando ancora la polpa è soda, asprigna ed estremamente astringente. Il frutto potrà essere consumato dopo la sua sovra maturazione, quando la polpa diviene molliccia, gelatinosa e dal colore tendente al brunastro. La pratica di raccolta pre-maturazione, seguita da un periodo di stoccaggio nei magazzini, viene chiamata ammezzimento: questa tecnica è importantissima per eliminare il tipico sapore astringente dei cachi, oltre a permettere alla componente zuccherina di “mascherare” la nota tannica.
Come abbiamo visto, il cachi va consumato dopo la maturazione completa: la polpa, flaccida e gelatinosa, può esser mangiata con un cucchiaio, oppure può essere utilizzata per la realizzazione di centrifughe di frutta, marmellate, macedonie e per insaporire yogurt. In Giappone, il cachi è l'ingrediente principe per la preparazione di alcuni vini (in genere a basso grado alcolico), oltre a prestarsi per la realizzazione del sakè.
In genere, il cachi va comprato ancora acerbo: per velocizzare la maturazione, è consigliato accostarvi alcune mele, in grado di sviluppare etilene, ormone gassoso che accelera la maturazione del frutto.
Diverso è l'impiego del cachi vaniglia (cachi mela): il frutto è simile alla mela per forma e consistenza (la polpa soda, quasi croccante, si taglia a fette), ma il sapore è tipico del cachi.
Soffice, carnoso e dolcissimo, il frutto del cachi simboleggia l'autunno, stagione “di passaggio” responsabile spesso di spossatezza e stress psicofisico; grazie agli interessanti valori nutrizionali e alle proprietà correlate, il cachi rappresenta un ottimo espediente per iniziare al meglio l'autunno.

Il cachi.

Anzitutto i cachi sono considerati molto energetici: a tal proposito sono indicati a bambini, anziani e agli amanti dello sport. Inoltre, i frutti vantano proprietà lassative, diuretiche ed epatoprotettive.
Durante l'argomentazione, saranno esaminati attentamente dapprima i valori nutrizionali del cachi e la sua composizione chimica e, da ultimo, le proprietà fitoterapiche.
Studiando le tabelle dei valori nutrizionali di diversi frutti, i cachi non rientrano certo tra quelli a basso tenore calorico: infatti, 100 grammi di cachi forniscono all'incirca 65-70 kcal (equivalenti a circa 272 kJ). L'acqua ne costituisce circa l'80%, gli zuccheri ben il 16-18%, mentre le fibre sono calcolate intorno al 2,5%, le proteine allo 0,6% e i grassi allo 0,3%.
Tra i sali minerali, il primato (in termini di quantità) spetta sicuramente al potassio (ca. 161-170 mg %), minerale che conferisce al cachi le spiccate proprietà diuretiche. Oltre al potassio, si ricordano anche il fosforo (20 mg %), il magnesio, il calcio ed il sodio; solo in tracce si ritrova il selenio ed il manganese.
Considerevole pure la quantità di vitamina C: è bene sottolineare che la quantità di acido ascorbico varia in funzione del grado di maturazione del frutto, variabile da 50 mg a 7 mg nel cachi molto maturo.
Il cachi è ricco anche di beta-carotene, precursore della vitamina A: si stima che 100 grammi di prodotto fresco apportino 1,4 mg di retinolo equivalenti. I pigmenti (licopene e xantine) agiscono sinergicamente con la provitamina A, potenziandone l'azione finale (antiossidante e possibile prevenzione dalle malattie cardiovascolari). [tratto da Terapie Complementari in Geriatria, di Enrica Campanini, Stefania Biondo].
Il cachi acerbo è miniera di tannini, ai quali sono ascritte le note proprietà astringenti: la tipica percezione di avere la “bocca legata” è dovuta proprio alla componente tannica. Durante la maturazione, la quantità di tannini si riduce fortemente, viceversa, gli zuccheri (fruttosio e glucosio) aumentano.
Come accennato nell'incipit, il cachi è un frutto piuttosto energetico per la cospicua quantità di zuccheri: a rigor di ciò, il consumo di cachi è sconsigliato per chi soffre di diabete o di obesità, ma raccomandato in caso di inappetenza, stress psicofisico e sport.
Il frutto del cachi dovrebbe essere consumato crudo: in questo modo, viene garantito un buon apporto in termini di vitamine e sali minerali, beneficiando del buon effetto vitaminizzante e remineralizzante. 
Per la presenza del potassio, il cachi è considerato un buon diuretico e depurativo, mentre il cospicuo contenuto in fibre rende il frutto un ottimo rimedio naturale contro la stitichezza (proprietà lassative).
Il cachi è consigliato anche in caso di disturbi epatici (virtù epatoprotettrici), emorragie (virtù astringenti ed emostatiche dei frutti immaturi) o cure antibiotiche responsabili di una compromissione della flora intestinale.
Ottimo rimedio naturale contro lo stress, il cachi è raccomandato anche in caso di stanchezza ed astenia.
Da ultimo, il cachi esercita un'importante attività protettiva nei confronti di milza, pancreas, stomaco ed intestino tenue.

Il cachi.

Io sono da sempre un grande “divoratore” di frutta (un po’ meno di verdura); ogni momento della giornata è buono per gustare un gustoso frutto.
Oggi per via della globalizzazione, molti tipi di frutta è presente, sulle nostre tavole, in periodi decisamente al di fuori della tipica stagionalità del prodotto orto-frutticolo.
Non voglio entrare nel merito di aspetti economici e igienico sanitari che tale fenomeno nasconde (non è questa la sede per fare tali discussioni); per quanto mi riguarda cerco, il più possibile di acquistare prodotti di sicura origine (Italiana) ma soprattutto nella sua specifica stagione.
Il cachi, essendo un frutto autunno-invernale, dovrebbe essere presente sui mercati da ottobre sino a gennaio; in questo periodo possiamo sfruttare, in pieno, le sue fantastiche proprietà.
Qualche anno fa, in via del tutto fortuita, stavo parlando con un mio vicino di casa che iniziò a star male; sono intervenuto, ho chiamato l’ambulanza e, nel giro di 15 min. era già in ospedale, che per fortuna si trova a meno di 1 Km di distanza. Niente di particolarmente serio: un collasso.
Da quel momento in poi, ogni anno, a cavallo tra ottobre e novembre, questo simpatico signore mi regala una cassetta di meravigliosi cachi, raccolti dalla pianta nel suo giardino, come segno di ringraziamento per il mio intervento: Più volte gli ho ribadito che non era il caso e che il io intervento era stata una reazione automatica (forse perché, da giovane, ho fatto il pompiere e avevo prestato servizio su ambulanze); ma lui non sentiva ragioni e, dopo qualche tempo, ho smesso di abiettare limitandomi a gustare, per 2-3 settimane qui meravigliosi frutti.

Confettura di cachi e ribes rossi.

Ingredienti (per 4 vasetti da 300 ml) 
1 Kg di cachi maturi;
300 g ribes rossi; 
500 g di zucchero semolato;
2 mele renetta;
Buccia e succo i 1 limone non trattato;
1 bicchierino di rum;
1 bustina di vanillina.

1 – Preparazione. 
In una casseruola d’acciaio mettete la polpa dei cachi, i grani di ribes (ben lavati), le mele renetta tagliate a dadini, il succo di un limone e ponete su fuoco.
Lavare bene i vasetti e i relativi tappi; metterli in forno e portare la temperatura a 150 °C.
Raggiunta la temperatura, lasciare nel forno i vasetti e i tappi per 15-20 min. Ridurre la temperatura del forno a 80-100 °C lasciando al suo interno i vasetti sino al momento del loro impiego. 

2 – Cottura. 
Portate a bollore e cuocete, a fuoco medio, per 15-20 min.
Trascorso il tempo, passare il tutto utilizzando un passaverdura; rimettere la purea nella casseruola, aggiungere lo zucchero semolato, la buccia grattugiata del limone, mescolare bene e rimettere sul fuoco; portare a bollore e continuare la cottura per circa 60 min. o comunque sino alla consistenza desiderata (verificare la consistenza con il metodo de “piattino” (*).

3 - Presentazione.
Terminata la cottura, aggiungete il bicchierino di rum, mescolare bene e procedere all’invasamento: utilizzando un guanto, prendere un vasetto dal forno, riempirlo con la confettura sino al bordo; avvitare il tappo ben stretto e capovolgere il vasetto a testa in giù.
Questa operazione permetterà, una volta che la confettura si sarà raffreddata, di creare il “sottovuoto” nel vasetto.
Conservare in luogo fresco e asciutto per un mese prima di consumare la confettura.
Questa confettura è ottima a colazione spalmata su fette biscottate, nella preparazione di crostate o in accompagnamento di formaggi stagionati.










(*) La prova del piattino consiste nel versare un cucchiaino di confettura sul piattino, lasciare raffreddare e inclinare il piattino; se la confettura non scivola via, è pronta.


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