mercoledì 11 marzo 2015

Pollo al limone.

Il wok è una sorta di padella (o tegame) usata nella cucina cinese, di forma semisferica fonda, originariamente senza alcuna parte di fondo in piano, generalmente forgiata in ferro o in ghisa. Risulta piuttosto pesante e consente, perciò, di mantenere a lungo il calore, mentre la sua forma svasata permette, inoltre, di friggere in immersione pur utilizzando scarse dosi di olio, considerando che il punto terminale è a diretto contatto con la fiamma.

Wok.

Nella cucina cinese è utilizzato praticamente per qualsiasi tipo di cottura, dalla frittura alla cottura a vapore, dalla stufatura alla rosolatura veloce degli ingredienti oltre all’addensamento delle salse. Assai comoda la griglia incastrabile sul bordo della padella che permette di friggere e, nello stesso tempo, di tenere in caldo e sgocciolare i cibi già fritti. Esiste ovviamente di varie dimensioni e, in occidente, è stata adattata alle particolari esigenze di cottura. Ne sono stati studiati dei modelli più leggeri e spesso rivestiti di teflon, di cui sono disponibili anche i coperchi, spesso di vetro pyrex per consentire un maggior controllo della cottura senza dover scoperchiare continuamente la pentola.
Questi materiali consentono anche una più facile pulizia e manutenzione, visto che l’originale non dovrebbe essere lavata bensì surriscaldata e pulita con uno straccio, avendo cura di ungerla con dell’olio per proteggerla da eventuali segni di ruggine.
La cucina cinese è così maltrattata e bistrattata nel nostro paese da essere ridotta al rango di cucina economica adatta solo a quelli che vengono definiti ‘giovani che ormai mangiano qualsiasi schifezza’. In effetti chi critica non ha tutti i torti, a causa di diversi fattori, primi fra tutti la differenza di sapori (a cui è necessario abituarsi prima di apprezzarli) e la politica degli stessi cinesi che hanno puntato sulla quantità e sulla convenienza piuttosto che sulla qualità. La vera cucina cinese è molto pregiata, ricercata e raffinata, ma bisogna andare in Cina o nei pochi, e costosi, ristoranti di qualità presenti sul nostro territorio. Uno dei segreti della gastronomia cinese risiede in uno strumento particolare: si, proprio la padella wok.

Cucinare con il wok.

Anche se non riconoscete il nome, l’avete sicuramente vista: si tratta di una padella dalla forma bombata, con una concavità che va a restringersi verso il fondo, assolutamente indispensabile per la maggior parte delle ricette asiatiche. È ideale per la cottura di verdure e di alimenti a cui conferire gusto e croccantezza. Quella del wok è una tradizione che risale e oltre 2000 anni fa, costruita in acciaio, ghisa o alluminio. I modelli originali prevedevano della maniglie laterali, ma ora esistono anche dei comodi manici per poterla gestire meglio. La caratteristica principale del wok è quella di permettere una cottura rapida dei cibi: basta ungere il fondo con poco olio, versare gli ingredienti e mescolarli in modo che, oltre a girare, saltino di continuo risalendo lungo la parete. Anche la padella deve essere mossa con movimenti sussultori.
Il preparativo fondamentale da compiere prima dell’utilizzo del wok consiste nella stagionatura, cioè nella rimozione delle pellicola oleosa per evitare che si graffi quando viene usata. Per farlo lavate questo utile accessorio per la cucina con acqua calda e sapone, quindi asciugatela; successivamente ponetela sul fuoco con un paio di cucchiai di olio ben distesi sulla superficie e, dopo che l’olio si è bruciato, spegnete la fiamma, fate raffreddare il wok, quindi rimuovete la patina di olio e ripetete l’operazione un altro paio di volte.

Cucinare con il wok.

L’utilizzo del wok richiede organizzazione perché la cottura di solito è molto veloce: vi consiglio quindi di tenere a portata di mano tutti gli ingredienti già pronti per essere cotti e tutti gli utensili connessi al wok. Di solito è indispensabile il charn, cioè una specie di spatola un po’ concava (di plastica se usate un wok antiaderente) e poi possono esservi utili una specie di schiumarola a rete per i fritti e dei bastoncini per rigirare gli ingredienti. 
Il wok tradizionale cinese è una capiente padella bombata in acciaio, con bordi alti, diametro dai 33/36 centimetri fino agli 80, dotata di due manici di metallo e dal fondo rotondo.
In commercio si trovano dei wok, più moderni e pratici da utilizzare. I materiali possono variare, dai tradizionali in acciaio, acciaio inox, ghisa, alluminio, fino ai più utilizzati antiaderenti e elettrici.
Mentre i primi conducono meglio il calore e quindi permettono una cottura più veloce, gli ultimi si puliscono più facilmente e permettono di utilizzare meno grassi.
Se utilizzate un wok in acciaio, dovete rimuovere una pellicola antiruggine, prima di utilizzare il wok per la prima volta. Questo si fa facendo bollire nel wok acqua e bicarbonato per 15 minuti. Svuotatelo e rimuovete la pellicola, poi asciugatelo e passatelo con un pezzo di carta assorbente intrisa di olio di semi, finché questo non rimarrà pulito. Infine rimettetelo sul fuoco per un altro quarto d’ora, in modo che l’olio venga assorbito.
Prima di utilizzare il wok per la prima volta, ripetete l’operazione.

Wok.

Dopo le prime cotture, si formerà la cosiddetta “wok hay“, cioè una pellicola scura composta di olio e residui di cottura; non va assolutamente eliminata perché da al cibo un sapore caratteristico e rende la padella antiaderente.

venerdì 6 marzo 2015

Bolzano apple cake.

Frutto (in realtà è un falso frutto, come nel caso della pera) dal sapore particolarmente gradevole, la mela, oltre ad avere un forte valore simbolico, gode anche di grande fama, tramandata sia dalla tradizione biblica che dalla mitologia.
 
Mele

Appartiene alla famiglia delle Rosacee (malus communis melo) e il suo albero, che può raggiungere fino ad 8 metri d’altezza, è il melo, originario dell'Asia centrale la cui comparsa risale al Neolitico, presente attualmente con circa 2000 varietà.
Questo frutto si può trovare in ogni stagione dell’anno, anche se la sua maturazione naturale va da fine agosto a metà settembre. Dopo la raccolta, i frutti vengono conservati a temperature basse, (da 0 a -4 °C ) con umidità del 85-90%. Le mele infatti per essere consumate in modo ottimale, devono essere riposte in ambienti freschi.
Molto popolare in Europa, il consumo delle mele è di circa 20 kg all'anno (pro capite), pari ad una media di una mela e mezza al giorno.
Negli Stati Uniti, invece,se ne consumano “solo” 9 kg l’anno, pari ad uno ogni quattro giorni. È sicuramente il frutto più diffuso in Italia, dove viene considerato sempre, sinonimo di salute e benessere.
Per circa l'85% del loro peso le mele sono costituite da acqua. La restante parte è costituita sopratutto da carboidrati e da Vitamine, tra cui la vitamina A, E, C.

Mele

Numerosi sono i suoi utilizzi industriali: vengono impiegate per i dolci, per la produzione di succhi, liquori e creme. Nella nostra penisola la produzione di mele è abbondante e di ottima qualità, inoltre c’è possibilità di scegliere tra tantissime varietà: Golden delicius, Red delicius, Stark delicius, Bella di Roma, Jonathan, Renetta del Canada, Renetta ruggine, Granny Smith.
Una mela al giorno leva il medico di torno… ecco perché.
Il famoso detto popolare ha un fondamento vero: la mela è considerata infatti un farmaco della natura, un rimedio per tantissimi problemi.
Innanzitutto occorre dire che questo frutto contiene pochissime proteine e grassi sono quasi assenti, (100 grammi di mela corrispondono a circa 40 calorie, 10 grammi di zuccheri e grandi quantità di potassio, vitamina B, acido citrico e acido malico). Inoltre è presente in essa la vitamina B1, che combatte inappetenza, stanchezza e nervosismo e la B2 che facilita la digestione, protegge le mucose della bocca e dell’intestino e rinforza capelli e unghie. Ma i pregi della mela non finiscono qui. Essa è ben tollerata dai diabetici perché ha pochi zuccheri, ma non solo: contiene circa il 2% di fibre tra cui la pectina, nota per i suoi numerosi benefici. Inoltre ha il potere di “tenere sotto controllo” la glicemia, regolando quindi l’assorbimento degli zuccheri. Generalmente viene mangiata cruda e in questo caso ha un’azione astringente ma, consumata cotta, è un naturale e ottimo rimedio contro la stipsi. Gli specialisti la consigliano alle persone anziane perché è facilmente digeribile e si può consumare a fine pasto proprio per queste caratteristiche, contraddicendo alla teoria dei dietologi che suggeriscono di consumare la frutta lontano dal pranzo e dalla cena.
Alcune notizie riportano anche che, chi mangia mele, respira meglio e addirittura alcuni ritengono questi benefici, superiori al consumo di agrumi (frutti per eccellenza in grado di combattere gli agenti irritanti).
Infine, se consumate regolarmente, le mele abbassano il colesterolo cosiddetto “cattivo” (LDL) e aumentano quello buono (HDL) anche in pochissimo tempo e sono considerate preziose nella prevenzione di ictus e tumori.

Involtini di lonza con mela, speck e frutta secca.

Con il termine lonza di maiale si intendono due parti diverse del maiale: 
  • nel nord Italia, nota anche come lombo o lombata, è il taglio ricavato dal muscolo del carré senza gli ossi. È un taglio gustoso per la quantità di grasso non eccessiva ma sufficiente a renderlo morbido. 
  • Nel centro Italia (Umbria e Lazio) la lonza è quella parte detta anche Capocollo ed è un salume ricavato dal collo del suino che viene disossato, salato e stagionato per almeno 60 giorni. 

Allevamento maiali.

La carne di maiale rientra tra le "carni bianche", in quanto, dopo la macellazione, assume un colore ben più chiaro rispetto a quello delle "carni rosse" (manzo, cavallo, pecora ecc.) e delle "carni nere" o selvaggina (daino, cinghiale, cervo, lepre, fagiano ecc.); assieme al maiale, rientrano nella stessa categoria: pollo, tacchino, coniglio, vitello, agnello, capretto giovane ecc. Alcuni autori, comunque, fanno rientrare il maiale nel gruppo delle carni rosse, soprattutto per quanto riguarda i tagli carnei di esemplari adulti e quelli conservati.

La carne di maiale NECESSITA una cottura completa, ovvero che raggiunga il cuore dell'alimento; questo accorgimento è necessario per due ragioni:
  • come le altre carni bianche, raggiunge il massimo delle proprietà organolettiche e gustative con la cottura; cuocere poco il maiale significherebbe penalizzarne il sapore.
  • La carne di maiale è soggetta a parassitosi (che colpiscono l'animale vivo) e contaminazioni batteriche (durante la macellazione); soltanto la cottura completa ne azzera la nocività.
La carne di maiale è classificabile in base a 4 metodi:
Età dell'animale macellato: la carne di maiale assume caratteristiche differenti a seconda del regime alimentare della bestia e dello sviluppo della massa muscolare. Se ne evince che la carne di un maialino da latte (porchetta di massimo 3 mesi, 25kg di peso), rispetto a quella di un maiale adulto (110-180 kg), risulti notevolmente differente sia per consistenza (più tenera) che per gusto (meno intenso).
Metodo di allevamento: i maiali possono essere allevati a livello casalingo o industriale; in merito a quest'ultimo tipo, vengono differenziati ulteriormente: l'intensivo, l'estensivo e il biologico. L'allevamento casalingo produce una carne di maiale di miglior qualità, mentre quello industriale intensivo tende ad offrire un prodotto meno apprezzabile (oltre a richiedere un maggior impiego di farmaci). Per contro, l'allevamento industriale estensivo rappresenta un buon compromesso tra redditività e costi di produzione, mentre la carne di maiale ottenuta da allevamenti biologici (pur essendo di buonissima qualità) si distingue per i costi decisamente più elevati e non sempre sostenibili. La differenza tra i 4 tipi di carne di maiale riguarda prevalentemente il sapore e la quantità d'acqua muscolare (maggiore negli animali allevati intensivamente).
Alimentazione normale o sovralimentazione: l'allevamento del maiale può essere finalizzato alla macellazione di un animale pesante o leggero; mentre il maiale pesante è più vecchio e fortemente sovralimentato (può raggiungere quasi 180-200 kg di peso), quello leggero raramente supera i 100-110kg. Il maiale pesante risulta quindi molto più grasso ed è destinato alla produzione di carne conservata (insaccati e carni salate), al contrario, quello leggero rappresenta la fonte primaria di carne fresca e pronta al consumo.
Pezzature del maiale: come per tutti gli altri animali, anche nel maiale viene utilizzata una distinzione delle varie pezzature.

giovedì 5 marzo 2015

Orecchiette al pomodoro con cacioricotta.

Il cacioricotta è un formaggio ottenuto dalla lavorazione di latte di capra, di pecora o di vacca; è un prodotto originario del sud d'Italia, e la zona di produzione comprende la Puglia, la Basilicata, la Campania e la Calabria.

Cacioricotta fresca.

Il termine "cacioricotta" deriva dal metodo misto con il quale si ottiene il formaggio; infatti, per fare rapprendere il latte, si utilizza la coagulazione presamica, tipica del cacio, ma anche quella termica, caratteristica della ricotta. Grazie alla sua particolarissima tecnica di caseificazione, il cacioricotta contiene, tra i suoi ingredienti, la caseina, tipica di tuttii formaggi, ma nache l'albumina, caratteristica della sola ricotta.
Il cacioricotta si presenta in forme cilindriche di piccole dimensioni, con un peso che varia da 1 a 2kg. La crosta è rigata, di colore bianco sporco e la pasta è compatta, di colore bianco, priva di occhiature. L'odore del cacioricotta è intenso, con sentori di erba e il sapore è acidulo, leggermente piccante. Può essere consumato fresco oppure, dopo una quindicina di giorni, come formaggio da grattugia.

Cacioricotta stagionata.

Si definiscono cacioricotta quei prodotti caseari ottenuti dal latte intero o scremato, o dal siero al quale è stato aggiunto una certa quantità di latte intero o scremato. La resa è di solito piuttosto elevata, in quanto a causa delle modalità di produzione il formaggio conterrà sia la caseina (come un normale formaggio a coagulazione presamica), sia le proteine del latte che generalmente non precipitano con la semplice aggiunta di caglio (per esempio le albumine). Queste, precipitando, inglobano nella cagliata oltre al grasso, anche il lattosio, i sali minerali e le vitamine termoresistenti, ottenendo un prodotto omogeneo ad alto contenuto nutritivo.
Il cacioricotta più famoso è quello pugliese, detto anche "ricotta dura". E' prodotto tipicamente nella zona delle Murge ed è tipicamente caprino.
Viene fatto però anche in Calabria, Lucania, Puglia e Campania.
Il suo uso principale è come formaggio da grattugia, per esempio in ricette come "cavatelli pomodoro e rucola", pasta alla crudaiola o anche sulla pizza alla crudaiola. Anche "al coltello" ha il suo perché', se è un buon cacioricotta. Il prodotto allo stato fresco è morbido, bianco, senza crosta, dal sapore gradevole e delicato; il prodotto stagionato è più compatto, con crosta rigata, pasta bianca finemente granulosa, salata, leggermente saporita ed acidula.

Da un paio d'anni ho iniziato a fare del formaggio casalingo "fai da te", con buoni risultati. Ho iniziato con formaggi semplici come il "primo sale" e, via via, proseguendo con procedure un poco più complesse, come per lo stracchino, la caciotta, il mascarpone, la ricotta (che non è un formaggio), ecc.
In questi giorni ho fatto del "cacioricotta" e, dopo il periodo di stagionatura (da 8 a 10 giorni), mi sono trovato due formelle di formaggio semiduro da consumare fresco ma, soprattutto, grattato sulla pasta....SPETTACOLO !!

Orecchiette al pomodoro con cacioricotta.

Ingredienti (per 4 persone) 
320 g orecchiette fresche (*);
500 g pomodorini ciliegino;
80 g di cacioricotta;
1 scalogno;
1 spicchio d’aglio;
1 peperoncino;
4-5 foglie di basilico;
1 rametto timo;
1 foglia di alloro;
4 cucchiai Olio EVO;
Sale e pepe q.b. 

1 – Preparazione. 
Scottate i pomodori in acqua bollente, sgocciolateli, privateli della pelle, dei semi, dell'acqua di vegetazione e spezzettateli grossolanamente.
Tritateli finemente lo scalogno. Lavate il basilico e il timo, asciugateli delicatamente e sminuzzateli.

2 – Cottura. 
In un ampio tegame (in grado di far saltare la pasta), aggiungete l'olio EVO e fate appassire lo scalogno tritato e lo spicchio d’aglio.
Aggiungete i pomodori tritati, il basilico e il timo spezzettati, il peperoncino, un pizzico di sale e fate cuocere la salsa per 10-15 minuti e poi eliminate le foglie di alloro e lo spicchio d’aglio.
Lessate le orecchiette, scolatele al dente, versatele in un piatto da portata riscaldato e conditele con la salsa al pomodoro calda. 

3 - Presentazione. 
Servitele subito le orecchiette cosparse con abbondante cacioricotta a fiocchetti. 

(*) Nell’eventualità che vogliate utilizzare delle orecchiette preparate da Voi, al posto di quelle acquistate già pronte, in questa ricetta troverete il mio procedimento per prepararle. 
(**) Il cacioricotta utilizzato in questa ricetta l’ho fatto io. Tra non molto inizierò a pubblicare una serie di post sull’argomento: “Come fare il formaggio in casa”.

mercoledì 4 marzo 2015

Pasticciotti leccesi ripieni di confettura.

Il pasticciotto è un dolce tipico della zona del Salento in Puglia, composto da pasta frolla farcita di crema pasticcera e cotto in forno.

Pasticciotto leccese.

Nasce nel 1745 in un importante centro culturale salentino, Galatina, e da allora ad oggi sono state proposte tante varianti a questo dolce che ha contribuito a rendere famosa la tipica cucina salentina. Spennellato di albume d'uovo prima della cottura in forno, il pasticciotto raggiunge la sua tipica doratura ambrata e lucida. Va consumato ancora caldo per rendere al palato tutte le migliori peculiarità del suo sapore: il profumo della crema e la consistenza della pasta frolla appena sfornata.
La tradizionalità del prodotto è assicurata dalla provenienza locale delle materie prime e dal metodo di produzione che avviene secondo tradizioni familiari che ne conservano tutte le caratteristiche qualitative. 
Oltre ad essere preparato nella sua classica forma di un piccolo tortino ovale, esiste anche nella forma di una torta rotonda, la torta pasticciotto. 
Inoltre oggi si trovano in commercio anche il pasticciotto profumato all'arancia, il pasticciotto con crema pasticcera e marmellata di amarene, il pasticciotto con crema al cioccolato e il pasticciotto nero di pasta folla al cacao con all'interno o crema gianduia o crema al cioccolato o crema pasticcera e pezzetti di cioccolato.

Torta pasticciotto.

Derivato del pasticciotto invece è il fruttone, composto da una base di pasta frolla ripiena di pasta di mandorle fresca e marmellata (di mele cotogne nella versione classica oppure di altra frutta) e il tutto ricoperto da uno strato di cioccolato fondente. A differenza del pasticciotto, il fruttone va servito freddo. Anche del fruttone esiste la versione a torta.

Cannoncini alla crema pasticcera.

Non si sa con esattezza se l'origine sia francese o italiana risalente alla cucina di corte dei Medici, la crema pasticcera (detta anche crema gialla) è una preparazione a base di uova, zucchero, latte e farina, usata in moltissimi prodotti dolciari.
Può essere servita come dolce al cucchiaio oppure utilizzata come guarnizione o farcitura per torte, pan di spagna, cannoli, bignè, e svariati altri prodotti di pasticceria.
Ne esistono molte varianti: la crema diplomatica, che si ottiene amalgamando panna montata, la crema al limone, profumata con una scorza di agrume, la crema alla vaniglia, con una bustina di vanillina o infine la crema al cacao.

Carisolo 18/03/2013

Prima di descrivere la preparazione di questi “dolcetti”, voglio raccontare la situazione, il contesto dal quale è nata l’idea di preparare e, più tardi, gustare questi cannoncini, che io trovo, buonissimi.
Il 18 Marzo 2013 eravamo in montagna (in quel di Carisolo) per trascorrere qualche giorno tra le Dolomiti. Quel mattino ci siamo svegliati mentre nevicava “alla grande”; quello sarebbe stato il terzo giorno di neve continuativa; infatti ne era già caduta oltre ½ metro e non accennava a smettere (le previsioni dicevano che, forse, avrebbe smesso verso sera).
Guardando fuori dalla finestra, lo spettacolo era splendido con tutto quel bianco attorno; qualche raro temerario si aggirava per le strade deserte. Per pranzo avevamo gli avanzi della sera prima e quindi ci è venuta voglia di qualcosa di dolce e appagante. Dopo una rapida valutazione in frigorifero e in dispensa, abbiamo deciso: cannoncini di sfoglia ripieni di crema pasticcera; detto e, dopo pranzo, fatto.
Io e la mia compagna, abbiamo trascorso il pomeriggio sul divano, una coperta sulle gambe, il camino acceso, un DVD di un bel film e, sul tavolino ai nostri piedi, un bel piatto colmo di cannoncini alla crema e un bicchiere di Vin santo del Trentino DOC.
Non so quali siano, per Voi, i piaceri della vita; per quanto mi riguarda, uno dei tanti è gustare qualcosa di buono, accompagnato con dell’ottimo vino ma, soprattutto, in compagnia della persona che ami e, in quel contesto, credetemi sulla parola: è il massimo!

Cannoncini alla crema pasticcera.

Ingredienti (per 12-14 cannoncini)
per i cannoncini:
Pasta sfoglia già pronta rettangolare da 230-250 g;
1 uovo intero per spennellare;
2 cucchiai di zucchero semolato;
1 noce di burro.
per la crema pasticcera:
500 ml di latte intero;
6 tuorli d’uovo;
50 g di maizena;
1 baccello di vaniglia (o 1 bustina di vanillina);
Buccia di ½ limone non trattato (BIO);
140 g di zucchero a velo;
per decorare:
Granella di nocciole (o mandorle o pistacchi) q.b.
Zucchero a velo (se piace) q.b.

1 – Preparazione.
Prepariamo la crema pasticcera.
Ponete sul fuoco una casseruola capiente con il latte (tenendone da parte circa mezzo bicchiere); prendete il baccello di vaniglia, apritelo in due ed estraetene i semi. Aggiungete i semi ed il baccello di vaniglia vuoto, la buccia di ½ limone al latte  e portate a leggera ebollizione il tutto, quindi togliete la casseruola dal fuoco e lasciate in infusione la vaniglia e limone nel latte per circa 10-20 minuti.
In una terrina a parte lavorate i tuorli con lo zucchero a velo, aiutandovi con una frusta o uno sbattitore elettrico; dovrete ottenere una crema spumosa e biancastra. Continuando a mescolare unite a filo un terzo del latte tiepido contenuto nella casseruola poi incorporate la farina setacciata, unendola poco alla volta. Non montiamo la pastella a lungo, limitiamoci a mischiarla molto bene.

Crema pasticcera.

Eliminate ora la buccia di limone e il baccello di vaniglia, rimasti nel latte e versate il composto di uova, farina, zucchero e latte nella stessa casseruola (aggiungendo latte tiepido impediamo alla farina di gelificare formando gli odiati grumi).
Rimettete il tutto sul fuoco e portate ad ebollizione, mescolando di continuo. Per profumare la crema potete usare, al posto della scorza di limone, qualche goccia di liquore per dolci.
Affinché il composto si addensi, lasciate sobbollire a fuoco dolce per qualche minuto, continuando continuando a mescolare energicamente con la frusta, per evitare che si formino grumi.
Prendete ora il mezzo bicchiere di latte freddo che avevate tenuto da parte e unitelo a filo alla crema pasticcera, mescolando molto bene. Spegnete il fuoco e lasciate raffreddare: la vostra crema pasticcera è pronta.
Per evitare che si formi una "pellicola" in superficie mentre la crema si raffredda, coprirla a contatto con della pellicola e ponetela in frigorifero sino a completo raffreddamento.
Prepariamo i cannoncini.
Ungete leggermente con del burro i stampi conici per cannoli: questa operazione permetterà un più rapido distacco del cannoncino dopo la cottura.
Prendete un rotolo di pasta sfoglia e ritagliate, con una rotella, delle strisce di circa 1,5 -2 cm di larghezza per tutta la lunghezza della sfoglia (1).

Sequenza 1

Sbattete un uovo e con esso spennellate metà della striscia in tutta la sua lunghezza; avvolgete la striscia di pasta sfoglia sul cannello per cannoncini (2) iniziando dalla parte appuntita, mantenendo la parte di pasta spennellata nella direzione in cui il cannello va ad allargarsi, in modo che l’uovo faccia da collante tra le parti di che si andranno a sovrapporre quando le avvolgerete per formare il cannoncino.
Premete un po’ la pasta alla due estremità, come per fissarla sul cannello, e poi spennellate il cannoncino con l’uovo sbattuto (3) senza toccare la parte che andrà a poggiare sulla teglia durante la cottura in forno.
Spolverizzate il cannoncino con zucchero semolato (4) e disponete tutti i cannoncini così preparati, ben distanziati tra loro, sulla leccarda  ricoperta con carta da forno (5).

Sequenza 2

2 – Cottura.
Cuocete in forno, preriscaldato a 200°C, per circa 18-20 minuti o comunque sino a completa doratura dei cannoncini. Non appena i cannoncini saranno cotti sfornateli (6); lasciateli intiepidire, sfilateli dai rispettivi cannelli e lasciateli raffreddare completamente.

3 - Presentazione.
Togliete la crema pasticcera dal frigorifero, almeno mezz’ora prima per portarla a temperatura ambiente e rimescolate energicamente con una frusta; trasferitela in una sac-à-poche munita di bocchetta  e riempite i cannoncini (7).
Nel caso non abbiate un sac-à-poche, potete utilizzare un cucchiaino e molta pazienza.
Decorate la bocca del cannoncino immergendola nella granella di nocciole (8) e, volendo “esagerare”, spolverizzate con dello zucchero a velo e i vostri cannoncini di sfoglia con crema pasticcera saranno pronti per essere gustati.