domenica 23 agosto 2015

Mazze di tamburo al forno con patate.

La mazza di tamburo (Macrolepiota procera), volgarmente conosciuta anche come puppola, bubbola maggiore, ombrellone o parasole, è uno dei più vistosi, conosciuti ed apprezzati funghi commestibili.

Macrolepiota procera.

La sua tossicità da cruda, caratteristica poco nota e comune ad altre specie congeneri, è causa di non infrequenti intossicazioni, anche se non gravi.
Vive indifferentemente in boschi di latifoglie o di conifere, come nei prati e nelle radure. Spesso gregario.
Compare dall'estate all'autunno.
Eccellente, consumare solo il cappello. I gambi migliori possono essere essiccati ed utilizzati in polvere per insaporire sughi oppure adoperati a mo' di formaggio grattugiato sui primi piatti.
Si presta per la preparazione di cotolette, quando il cappello è totalmente aperto e con le lamelle ancora bianche, mentre con gli esemplari più giovani (non ancora aperti) si preparano gustose frittate.
Fungo leggermente tossico da crudo, che necessita di prolungata cottura, e perciò va evitata la preparazione alla piastra o alla griglia, in quanto le parti interne potrebbero rimanere parzialmente crude.

Macrolepiota procera.

Gli esemplari essiccati spontaneamente sono più aromatici e dovrebbero aver perso la loro tossicità; si consiglia comunque di consumarli previa cottura. Si raccomanda di non immergere il gambo degli esemplari ancora chiusi, per accelerarne l'apertura. Ciò potrebbe comportare una maggiore tossicità del fungo.
Difficilmente confondibile con altre specie congeneri, in virtù della sua notevole stazza (di dimensioni ragguardevoli che vanno dai 15 finanche ai 40 cm.). Tuttavia, in condizioni climatiche ed ambientali particolari, la Macrolepiota procera si presenta di dimensioni assai ridotte rispetto alla norma e pertanto può essere confusa facilmente con specie somiglianti.
Particolarmente pericolosa è la confusione con le specie del genere Lepiota, di dimensioni molto più piccole (diametro di pochi cm), molte delle quali sono velenose o mortali.
Specie simili per taglia e aspetto sono:

 
Macrolepiota excoriata (commestibile);
 
Macrolepiota mastoidea (commestibile);


Clorophyllum rhacodes var. hortensis (velenoso sia da crudo, sia da cotto);
 
Clorophyllum molybdites sin. Macrolepiota molybdites o Lepiota morgani (velenoso).

martedì 18 agosto 2015

Risotto con fichi e pistacchi.

Lo scalogno (Allium ascalonicum) (detto anche scalogna) è una pianta della famiglia Liliaceae (Amaryllidaceae secondo la moderna classificazione APG). Affine alla cipolla con la quale condivide molte caratteristiche e similitudini di utilizzo. Il nome designa tanto la pianta quanto il suo bulbo.

Scalogno.

Le prime zone in cui lo scalogno è comparso si trovano in Asia centrale (Turkmenistan, Uzbekistan, Kirghizistan, Afghanistan), regione in cui molte specie esistono ancora allo stato selvaggio. Da qui la pianta si sarebbe diffusa verso l'India e verso il Mediterraneo orientale, anche se le zone esatte in cui le prime varietà di scalogno sarebbero state addomesticate non sono ancora state individuate.
Il nome, scientifico quanto volgare, sembra derivare da quello dell'antico porto mediterraneo di Ascalona, situato nella parte meridionale dell'odierno Israele poco a nord di Gaza. Plinio scrive che i greci avevano sei tipi di cipolle, tra cui appunto la scalogna, mentre lo scrittore del I secolo Columella sostiene le virtù dello scalogno, affermando che questa cipolla è la migliore di tutte le varietà. Non è tuttavia certo, date le somiglianze fra alcune varietà di cipolle e gli scalogni, se gli Antichi si riferissero alle stesse varietà a noi note.
Lo scalogno che coltiviamo attualmente arrivò in Europa tra il XII-XIII secolo per opera dei crociati che rientravano dalla Terra santa (si ricordi la Battaglia di Ascalona durante la prima crociata); già nel Duecento in Francia, lo scalogno aveva un ruolo importante nella cucina tradizionale. In un codice manoscritto del secolo XIV conservato presso la Biblioteca Universitaria di Bologna vengono citate torte a base di scalogno.
Alcune fonti riportano che lo scalogno sia stato introdotto nelle Americhe da Hernando de Soto durante la sua esplorazione della Louisiana.
Lo scalogno era ritenuto già dagli antichi uno stimolante delle funzioni sessuali (come tale è citato anche da Ovidio) e nelle campagne di tutta Italia molte leggende popolari attribuiscono allo scalogno proprietà afrodisiache: il medico romano Castore Durante scrisse degli effetti eccitanti dello scalogno in un libro pubblicato nel 1586.

Pianta di scalogno.

Lo scalogno è una pianta di circa 20–30 cm di altezza, con foglie cilindriche.

domenica 16 agosto 2015

Cheese-cake ai frutti di bosco.

La pianta dei lamponi, nome scientifico Rubus Idaeus, è un arbusto appartenente alla famiglia delle Rosaceae ed è originaria dell’Europa; i suoi frutti sono globosi, di color rosso/rosa e ricoperti da una finissima peluria. 
I lamponi si trovano comunemente nei boschi o nelle zone collinari ma la sua coltivazione è possibile anche negli orti tipici delle zone pianeggianti dove il clima è temperato. La pianta dei lamponi cresce fino ad un’altitudine di 2.000 metri su terreno poco calcareo e permeabile, i suoi frutti maturano di norma tra luglio ed agosto.
Nelle zone del mediterraneo, nello specifico in Italia e Grecia i lamponi cominciano ad essere coltivati nel XVI secolo; pare che a quell’epoca venisse addirittura consigliato alle donne in gravidanza in quanto vigeva la convinzione che questo frutto avesse la proprietà di scongiurare il rischio di aborto.

Principali varietà di lamponi.

Molte sono le varietà di lampone conosciute e apprezzate tra cui troviamo:

  1. Lampone rosso o lampone europeo (Rubus idaeus), il cui omonimo frutto, di colore rosso e sapore dolce-acidulo è molto apprezzato nelle preparazioni alimentari.
  2. Lampone giallo (Rubus chamaemorus) diffusa nella zona settentrionale dell'Eurasia e del Nord America.
  3. Lampone violaceo (Rubus neglectus), spontaneo nell'est degli USA, forse un ibrido naturale tra Rubus idaeus e Rrubus occidentalis.
  4. Lampone nero (Rubus occidentalis) è una specie di Rubus nativa del Nord America.

Il lampone è composto per l’80% da acqua, dal 10% da carboidrati, dal 5% da fibre, 1,2% da proteine, zuccheri, ceneri e, in piccolissima percentuale, (0,6%) da grassi.

Pianta di lampone.

Discreta la presenza di minerali: magnesio, sodio, fosforo, potassio, magnesio, zinco, ferro, manganese, rame e calcio.

lunedì 10 agosto 2015

Cotolette di funghi Pleurotus.

Il Pleurotus ostreatus è un fungo commestibile conosciuto anche con i nomi volgari di Orecchione e Gelone; il suo nome deriva dalla parola latina ostrea che significa ostrica ed in alcune zone d'Italia l'orecchione viene appunto chiamato fungo ostrica.

Pleurotus ostreatus (orecchione).

L'Orecchione ha un cappello che si presenta spesso con forme e sfumature di colori diversi, dal grigio chiaro al grigio violaceo, dal grigio azzurro al grigio più scuro. La forma del cappello richiama vagamente quella di una conchiglia e può raggiungere un diametro di 20 cm. circa. Le lamelle sono abbastanza fitte e scendono giù per buona parte del gambo contribuendo a facilitare il riconoscimento di questo singolare fungo, chiamato anche gelone.
Il gambo è molto corto e pieno, di colore bianco sporco con carne molto soda e compatta mentre quella del cappello si può definire quasi gommosa.

Pleurotus ostreatus (orecchione).

sabato 8 agosto 2015

Spaghetti con cozze e vongole.

Il mitilo mediterraneo (Mytilus galloprovincialis) chiamato comunemente muscolo nelle regioni nord-occidentali, peocio in quelle nord-orientali e cozza nell'Italia centro-meridionale, è un mollusco bivalve ed equivalve. Talvolta è impropriamente chiamato mitile.

Cozze.

È un mollusco lamellibranco, dotato cioè di branchie a lamelle che assorbono l'ossigeno per la respirazione e che trattengono contemporaneamente il cibo per l'alimentazione, costituita soprattutto da plancton e particellato organico in sospensione.
La valva, composta principalmente da carbonato di calcio, si presenta esternamente di colore nero o nero-viola, con sot­tili cerchi d'accrescimento radiali e concentrici verso la parte appuntita; internamente si presenta invece di colore madreperla, ma con una superficie liscia. Le due valve sono tenute insieme da una cerniera con tre o quattro dentelli.
Una volta aperto, il mollusco mostra il mantello che contiene tutti gli organi interni, tra cui quelli riproduttivi.
La distinzione tra i due sessi è possibile grazie all'osservazione del colore del mantello stesso, il quale, una volta raggiunta la piena maturità sessuale, si presenta di colore giallo crema nei maschi e di colore rosso arancio nelle femmine.

Allevamento di cozze.

L'animale si lega al supporto attraverso una fibra (DOPA), in Tarantino denominata "Zoca", studiata per la straordinaria resistenza alla trazione.
Nella cottura i mitili devono necessariamente aprirsi in modo tale da far fluire il calore nel cuore del mollusco uccidendo tutti i batteri. La credenza che il succo di limone spruzzato sul mollusco uccida i batteri è assolutamente infondata, dato che per eliminare tutti i batteri il succo di limone impiegherebbe diverse ore, o addirittura giorni.

mercoledì 5 agosto 2015

Trota in crosta di nocciole con purè di topinambur.

La trota è presente naturalmente con varie sottospecie e specie vicarianti, la cui tassonomia è poco chiara, nell'intera Europa, comprese le isole mediterranee e l'Islanda, oltre che in Africa settentrionale (Marocco, Algeria e Tunisia), in Asia minore e nell'Asia centrale. È stata introdotta in tutto il mondo, nelle Americhe, in Australia, in Sudafrica, ecc., spesso con danni estremamente gravi sull'ittiofauna autoctona (tanto che è stata inserita nell'elenco delle 100 tra le specie invasive più dannose al mondo).

Trota iridea.

La trota di mare (con varie sottospecie e varietà) vive nel mar Nero, nel mar Caspio e nell'Oceano Atlantico settentrionale a sud fino alla Spagna, è assente nel mar Mediterraneo anche se, soprattutto nell'Adriatico occasionalmente qualche trota arriva al mare dove assume ben presto la colorazione della vera trota di mare. 
È una specie molto adattabile ed ecologicamente plastica che si può trovare sia in mare che nelle acque dolci, sia correnti (fiumi) che ferme (laghi). I principali limiti alla sua diffusione sono posti dall'ossigenazione dell'acqua, che deve essere abbondante, dalla sua temperatura, che sebbene possa essere anche molto bassa non deve salire oltre determinati valori, e dall'inquinamento, verso il quale la specie ha una tolleranza molto limitata. La sua diffusione in mare può avvenire solo in acque a salinità modesta. Il suo ambiente ideale sono i fiumi a corrente veloce, con acque fredde ed ossigenate ed abbondanti prede.
Simile al salmone, rispetto al quale è assai più tozza, ed agli altri salmonidi, ha corpo fusiforme leggermente compresso ai lati, con bocca grande (più piccola che nel salmone), pinna adiposa presente, pinne ventrali arretrate, pinna caudale a bordo diritto, ecc. La livrea cambia molto a seconda dell'ambiente in cui il pesce vive. Gli esemplari marini (trota di mare) sono argentei con poche macchiette scure a forma di X, simili a salmoni, così come gli esemplari di lago (trota di lago), i pesci di fiumi e torrenti, soprattutto montani (varietà fario), hanno invece colorazione molto più vivace, bruno verdastra od oliva, con numerosi punti neri, violacei, arancio e rossi e sfumature dorate, talvolta arancioni o gialle molto vistose, sui fianchi.

lunedì 3 agosto 2015

Orecchiette con cozze e peperone.

Secondo la classificazione linneana (L.), la maggiorana è un'erba aromatica appartenente alla Famiglia Labiate, Genere Origanum, Specie majorana. La nomenclatura binomiale della maggiorana è Origanum majorana (mentre l'origano comune è detto Origanum vulgare).

Maggiorana.

La maggiorana è nativa del nord-Africa e del Medio Oriente; in questi luoghi, la pianta è perenne, mentre in altre ubicazioni, dove il clima è meno favorevole, può essere considerata di tipo annuale. La varietà comunemente utilizzata a scopo alimentare, fitoterapico o aromatico-ambientale è anche conosciuta come "maggiorana dolce" o "maggiorana dei giardini".
L'aroma della maggiorana è fresco, penetrante e leggermente canforato. D'altro canto, il sapore è leggermente amaro ma estremamente più delicato di quello dell'origano comune.
La maggiorana è caratterizzata da getti erbacei che lignificano solo nella porzione basale; dopo la produzione dei frutti, i rametti si seccano e lasciano piccole e rade foglioline. La maggiorana raggiunge un'altezza di 40-50cm, ha radici fascicolate e sottili, e presenta un fusto pubescente, quadrangolare, talvolta ramificato. Le foglie della maggiorana sono color verde-grigiastro, ovali, disposte in maniera opposta, lunghe al massimo 3,5cm e larghe 3,0cm. I fiori invece, che sbocciano con le alte temperature, sono organizzati in strutture di forma tondeggiante, più piccole delle foglie, che fioriscono nei mesi di luglio e agosto; i semi sono minuti, lisci, sferici e di color marrone.

Fiori di maggiorana.

sabato 1 agosto 2015

Muffin con mirtilli e uvetta.

I mirtilli sono piccoli arbusti. Il gigante tra i mirtilli, il Vaccinium arboreum del Nordamerica, è un piccolo albero, che può arrivare a 9 m. Altri mirtilli sono arbusti che superano il metro, mentre molti (tutti quelli presenti in Italia) sono di piccole dimensioni o addirittura striscianti.

Coltivazione in serra del mirtillo.

Il mirtillo nero (Vaccinium myrtillus) fiorisce in maggio e fruttifica in luglio-agosto, ha foglie ovali e frutti bluastri, che si consumano freschi o trasformati in marmellata. Il mirtillo rosso (Vaccinium vitis-idaea) ha foglie coriacee sempreverdi, con fiori bianchi o rosa, riuniti in grappoli terminali; produce bacche rosse commestibili ma amarognole, anch'esse adatte ad essere trasformate in marmellata.
I fiori hanno una forma tipica a orcio rovesciato, con petali saldati tra loro.
Questa forma è comune a tutte le Ericaceae.
I frutti hanno l'aspetto di bacche, ma in realtà sono false bacche, come le banane e i cocomeri, perché si originano (oltre che dall'ovario) da sepali, petali e stami.
La maggior parte delle specie vive nell'emisfero settentrionale e soprattutto in climi temperati e freddi, ma non mancano mirtilli propri di aree tropicali come le Hawaii, il Madagascar, Giava.
In Italia il genere Vaccinium è rappresentato solo nel Nord e sui monti del Centro.

Fiori di mirtillo.

Molte specie di mirtilli producono bacche commestibili, più o meno aspre secondo la specie e il grado di maturazione. Tra le altre, citiamo il mirtillo nero (il più usato) e il mirtillo rosso. 
Il mirtillo, in generale, contiene discrete quantità di acidi organici (citrico, malico, etc.), zuccheri, pectine, tannini, mirtillina (glucoside colorante), antocianine, vitamine A e C e, in quantità minore, vitamina B. Si sottolinea l'influenza favorevole delle antocianine sui capillari della retina e su tutti gli altri capillari in generale.
Alcune sostanze presenti nel mirtillo sono considerate utili per la circolazione sanguigna, tant'è che numerosi farmaci indicati nelle situazioni di fragilità capillare o per problemi vascolari sono a base di mirtillina.
Sono inoltre indicati per gli occhi (miopia e retinopatia), contro l'affaticameto visivo e contro il diabete.

Mirtillo nero.

Il frutto è indicato, inoltre, come antisettico urinario e, soprattutto se essiccato, ha proprietà astringenti e può essere utilizzato come antidiarroico
Il mirtillo nero (Vaccinium myrtillus Fam. Ericacee) è un piccolo arbusto spontaneo, comunissimo nel sottobosco montano dell'emisfero settentrionale, dove cresce tra i 900 ed i 1500-1800 metri. Allo stato selvatico è presente sia nelle Alpi che sugli Appennini, mentre piantagioni coltivate di mirtillo si ritrovano anche in ambienti collinari e pianeggianti, purché caratterizzati da un clima ventilato e da terreni ricchi di humus.
I frutti del mirtillo, di colore nero azzurrognolo, sono particolarmente ricchi di antociani (glicosidi dalle spiccate virtù antiossidanti), tannini catechinici (sostanze dotate di attività vasocostrittrice e blandamente antinfiammatoria), vitamina C e pectine (fibre alimentari solubili). 
Per la presenza di tannini ed antocianine, i frutti freschi interi vengono consigliati nel trattamento della diarrea (20-60 grammi al giorno) e, come decotto, nei casi di infiammazione di bocca e gola; godono inoltre di proprietà ipoglicemizzanti (più evidenti nel decotto di foglie).

Stinco di maiale al forno con patate.

Il rosmarino (Rosmarinus officinalis) è un arbusto appartenente alla famiglia delle Lamiaceae.

Rosmarino.

Originario dell'Europa, Asia e Africa, è ora spontaneo nell'area mediterranea nelle zone litoranee, garighe, macchia mediterranea, dirupi sassosi e assolati dell'entroterra, dal livello del mare fino alla zona collinare, ma si è acclimatato anche nella zona dei laghi prealpini e nella Pianura Padana nei luoghi sassosi e collinari. È noto in Italia anche col nome volgare di Ramerino o Ramerrino; il nome del genere deriva dalle parole latine ros (rugiada) e maris (del mare).
Pianta arbustiva che raggiunge altezze di 50–300 cm, con radici profonde, fibrose e resistenti, ancoranti; ha fusti legnosi di colore marrone chiaro, prostrati ascendenti o eretti, molto ramificati, i giovani rami pelosi di colore grigio-verde sono a sezione quadrangolare.

Campo coltivato a rosmarino.

Le foglie, persistenti e coriacee, sono lunghe 2–3 cm e larghe 1–3 mm, sessili, opposte, lineari-lanceolate addensate numerosissime sui rametti; di colore verde cupo lucente sulla pagina superiore e biancastre su quella inferiore per la presenza di peluria bianca; hanno i margini leggermente revoluti; ricche di ghiandole oleifere.